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autore
brano
 
Cicerone
De Natura Deorum III,3
 
originale
 
[3] Tum Cotta "Sic mehercule", inquit, "Vellei; neque enim mihi par ratio cum Lucilio est, ac tecum fuit". "Qui tandem?" inquit ille. "Quia mihi videtur Epicurus vester de dis immortalibus non magnopere pugnare: tantummodo negare deos esse non audet, ne quid invidiae subeat aut criminis; cum vero deos nihil agere, nihil curare confirmat membrisque humanis esse praeditos, sed eorum membrorum usum nullum habere, ludere videtur satisque putare, si dixerit esse quandam beatam naruram et aeternam.
 
traduzione
 
3. Cotta allora: ? Proprio cos?, caro Velleio, disse, ma la mia polemica con Lucilio non ? la stessa che con te ?. ? In che senso? ? chiese quello. ? Nel senso che il vostro Epicuro non mi sembra si prenda molta cura degli d?i immortali. Gli manca solo il coraggio di negarne l'esistenza per sfuggire all'impopolarit? od alla taccia di ateismo, ma quando sostiene che gli d?i non fanno nulla, non si curano di nulla e che, bench? forniti di membra umane, non ne fanno alcun uso, pare proprio che scherzi o che, comunque, creda sufficiente affermare che esiste un essere eterno e felice.
 

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